Commentary on Political Economy

Sunday 3 April 2022

 

A Bucha è stato infranto il confine tra la guerra e la barbarie

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di Antonio Polito

I soldati russi hanno lasciato sul terreno i segni della loro dominazione cruenta e inumana. I primi reporter che si sono avventurati a Bucha ci hanno dato testimonianza di decine di corpi di civili fucilati

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Perfino tra la guerra e la barbarie, tra la guerra e i crimini contro l’umanità, c’è un confine. E pare proprio che sia stato infranto a Bucha e nelle zone dell’Ucraina settentrionale che i russi hanno occupato per settimane.

Come una marea che si ritira, l’esercito di Mosca ha lasciato sul terreno i segni della sua dominazione cruenta e inumana. I primi reporter che si sono avventurati a Bucha ci hanno dato testimonianza visiva, diffusa anche dalle fonti ufficiali ucraine, di decine di corpi di civili inermi fucilati, spesso con le mani legate dietro la schiena, talvolta con uno straccio bianco, che di solito si usa per segnalare ai soldati la volontà di arrendersi. 

Racconti di torture, fosse comuni, bambini usati come scudi umani, si aggiungono a comporre un quadro, che se fosse confermato - e ci auguriamo che presto i tribunali internazionali lo verifichino - dovrebbero togliere ogni alibi a chi in nome del pacifismo o di una neutralità ponziopilatesca suggerisce che non si faccia niente per fermare tutto questo. 

Il mostro che abbiamo di fronte è la guerra, sì, portata dopo 77 anni nel cuore dell’Europa. Ma a questa guerra può mettere fine solo colui che l’ha cominciata: Vladimir Putin. E a noi europei spetta il compito di far sì che gli non resti alternativa che non sia la pace. Uno dei politici italiani più prudenti e misurati, Enrico Letta, ha scritto su Twitter: «Quante altre Bucha prima che si passi a un embargo totale del petrolio e del gas russo?». 

È una domanda cui l’Europa, da oggi, ha il dovere morale di rispondere.

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