Commentary on Political Economy

Monday 4 April 2022

 THE HORROR...THE HORROR

Il massacro di Bucha: «Fucilati dai russi. I corpi in strada per settimane»

Il massacro di Bucha: «Fucilati dai russi. I corpi in strada per settimane»

DAL NOSTRO INVIATO
KIEV Donne stuprate e schiacciate con i tank per nascondere le prove; anziani di una casa di riposo gettati in cantina a morire di fame mentre i soldati rubavano il loro cibo; un uomo scaraventato in una cisterna in canottiera, il cerchio di sangue attorno al collo pare indicare un tentativo di strangolamento con un cavo; ci sono le foto dei cadaveri rimasti sul selciato; un vecchio rimasto aggrovigliato alla sua bici, lì dove gli hanno sparato; civili, donne, bambini morti per la strada: il disprezzo della vita. Lascia interdetti questo terribile emergere di violenze senza senso. Ovvio che il governo ucraino ora farà di tutto per denunciarle al mondo e altrettanto scontato che Mosca cercherà di minimizzarle: da sempre sono le regole della guerra e della propaganda.

L’orrore a Bucha, il video dei corpi lungo la strada

Ma ciò che ci viene raccontato dalle periferie di Kiev e largamente confermato dalle immagini punta indubbiamente il dito contro l’esercito di Vladimir Putin. «Mentre stavamo scappando in auto da Bucha verso Irpin con i nostri bambini i carri armati russi hanno aperto il fuoco. I loro aerei volavano bassi e io vomitavo dalla paura», ricorda Davide, un bambino di 7 anni sfuggito alla mattanza. «Il 4 marzo l’esercito russo ha fatto irruzione nel nostro pensionato. C’erano malati a letto, infermi, gente su sedie a rotelle. Loro hanno tagliato la luce, l’acqua, il riscaldamento, hanno svuotato i frigoriferi, gli ospiti anziani sono stati tutti gettati nel seminterrato, ci sono rimasti fino al 2 aprile. Ogni giorno solo mezzo bicchier d’acqua a testa e talvolta un pezzo di pane. I volontari che provavano da Kiev a portare aiuto, cibo e pannoloni sono stati tutti fucilati sul posto, tra noi ora ci sono morti di fame e con loro anche il mio ex marito Oleg», dice Ludumilla, che ha 63 anni e ancora non crede di essere stata finalmente liberata. Sono alcune delle prime testimonianze, forse neppure le più crude, raccontano di violenze continue contro uomini e cose, violenze gratuite e deliberate contro i civili, le loro abitazioni, gli animali, contro una pacifica società che non credeva affatto atti del genere potessero avvenire nella nostra era. È un gigantesco atto di accusa contro le truppe russe e il piano di Putin volto ad assoggettare l’Ucraina quello che sta emergendo dalle strade, le cittadine e i villaggi appena abbandonati dalle truppe russe in ritirata — o meglio in «riposizionamento» come lo chiamano a Mosca — della regione attorno alla capitale e in vista della ripresa dell’offensiva nel Donbass e nel Sud, lungo la costa del Mar Nero.

Oggi in tutta la regione attorno a Kiev, specie nel settore settentrionale allargato a est e ovest, il governo Zelensky ha imposto il coprifuoco; lo stesso presidente denuncia che i russi hanno lasciato migliaia e migliaia di mine sul terreno. Già questo in sé è un crimine di guerra, visto che si parla di zone civili, non di basi militari. Ma da due giorni sui social ucraini e dalle riprese di alcuni giornalisti che si erano avventurati nella zona appare la vastità della devastazione. Ci sono fosse comuni, cadaveri di civili per la strada, gente fucilata con le mani legate dietro la schiena. Oltre a edifici bruciati, auto bucherellate dai proiettili, resti anneriti dei veicoli militari russi distrutti nella battaglia e dai tiri micidiali dei droni in dotazione agli ucraini. Il peggio è avvenuto nella cittadina di Bucha, 37 chilometri a nordovest di Kiev, il sindaco denuncia che potrebbero esservi oltre 300 morti. I cadaveri sono visibili all’aperto, sembra ci sia una grande fossa comune presso la chiesa locale. Dalle foto di un’altra si vedono emergere dalla terra corpi in decomposizione. Ma la situazione va ancora verificata e controllata. Ci sono almeno una trentina di villaggi nell’intera regione. Ancora peggio potrebbe essere avvenuto a Hostomel: qui si trova l’aeroporto che le forze speciali russi avevano cercato di catturare la mattina del 24 febbraio per poi lanciare il loro attacco lampo sul cuore della capitale ed eliminare lo stesso Zelensky. Vi si trovano i resti bruciati di un gigantesco Antonov, l’aereo cargo più grande al mondo che era il fiore all’occhiello dell’aviazione civile ucraina. Molte famiglie per ironia della sorte si erano rifugiate in queste aree pensando che sarebbero state più sicure che non nella capitale. La paura dei missili russi all’inizio era predominante. Ma per loro la minaccia più grave si sono rivelati i soldati russi. Ieri, in serata, le fonti ufficiali del governo parlavano già di 410 corpi civili recuperati. Ne parla anche su Facebook la procuratrice generale dello Stato, Iryna Venediktova, che già da quasi un mese sta raccogliendo prove per denunciare il governo di Mosca, il suo esercito e lo stesso Putin per crimini di guerra al Tribunale internazionale dell’Aia. Il ministro degli Esteri Kuleba, che già due giorni fa denunciava al Corriere i «crimini di guerra russi», adesso definisce quello di Bucha un «massacro deliberato».

Zelensky parla apertamente di «genocidio». E aggiunge: «Si tratta del tentativo di eliminare una nazione intera e il suo popolo». Ma sono soprattutto i messaggi che si scambiano i civili sui social a documentare l’immediatezza dei fatti. «I 22 cittadini che stavano per essere evacuati giacciono da metà marzo all’incrocio tra Vokzalna e Yablunska, i russi hanno sparato contro di loro quando ancora dovevano uscire da Bucha», twitta il sindaco per cercare qualcuno che aiuti a portare via i cadaveri. A Irpin il sindaco racconta di alcune donne e ragazze prima violentate e quindi schiacciate dai tank in via Pushkinskaya. Ieri pomeriggio l’esercito ucraino aveva ricomposto i loro corpi in sacchi di plastica bianca. Infine, ci sono i messaggi di famigliari che si cercano a vicenda. È il dramma di ogni guerra: bambini, donne, anziani, uomini dispersi. La famiglia Noskov cerca il padre Oleg. Cristina non sa cosa sia accaduto a sua madre. Iryna non trova la sorella con la sua famiglia. Nelle prossime ore appariranno le liste ufficiali dei morti riconosciuti.

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