Commentary on Political Economy

Sunday 3 April 2022

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Il massacro di Bucha: morti in strada e 280 corpi nelle fosse comuni: «Sono i crimini di guerra della Russia»

Il massacro di Bucha: morti in strada e 280 corpi nelle fosse comuni: «Sono i crimini di guerra della Russia»

I soldati ucraini a Bucha, davanti al corpo di un civile ucciso in strada (foto Ap/Vadim Ghirda)

dal nostro inviato
KIEV — Violenze continue contro uomini e cose, violenze deliberate contro i civili, le loro proprietà, gli animali, contro una pacifica società che non credeva affatto atti del genere potessero avvenire nella nostra era. È un gigantesco atto di accusa contro le truppe russe e il piano di Putin volto ad assoggettare l’Ucraina quello che sta emergendo dalle strade, le cittadine e i villaggi appena abbandonati dalle truppe russe in ritirata — o meglio in «riposizionamento» come lo chiamano a Mosca — della regione attorno alla capitale Kiev e in vista della ripresa dell’offensiva nel Donbass e nel sud, lungo la costa del Mar Nero.

Numerose le reazioni in queste ore, dopo che le foto sul massacro di #Bucha hanno cominciato a girare sui social media. Interviene presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Sono sconvolta per gli orrori”. E chiede che si indaghi per crimini di guerra.

I civili di Bucha accolgono le forze di resistenza ucraina (foto Ap/Vadim Ghirda)
I civili di Bucha accolgono le forze di resistenza ucraina (foto Ap/Vadim Ghirda)

Oggi in tutta la regione attorno a Kiev, specie nel settore settentrionale allargato a est e ovest, il governo Zelensky ha imposto il coprifuoco. Lo stesso presidente denuncia che i russi hanno lasciato migliaia e migliaia di mine sul terreno. Già questo in sé un crimine di guerra, visto che si parla di zone civili, non di basi militari. Ma da due giorni sui social ucraini e dalle riprese di alcuni giornalisti che negli ultimi giorni si erano avventurati nella zona appare la vastità della devastazione. Ci sono fosse comuni, cadaveri di civili per la strada, gente fucilata con le mani legate dietro la schiena. Oltre a edifici bruciati, auto bucherellate dai proiettili, resti anneriti dei veicoli militari russi distrutti nella battaglia e dai tiri micidiali dei droni in dotazione agli ucraini.

Le mine anticarro lasciate dai russi sul ponte di Bucha (
Le mine anticarro lasciate dai russi sul ponte di Bucha (foto Ap/Rodrigo Abd)

Il peggio pare sia avvenuto nella cittadina di Bucha, 37 chilometri a nordovest di Kiev, il sindaco denuncia che potrebbero esservi oltre 300 morti. I cadaveri sono visibili all’aperto, pare ci sia una grande fossa comune presso la chiesa locale. Ma la situazione va ancora verificata e controllata. Ci sono almeno una trentina di villaggi nell’intera regione. Ancora peggio potrebbe essere avvenuto a Hostomel: qui si trova l’aeroporto che le forze speciali russi avevano cercato di catturare la mattina del 24 febbraio per poi lanciare il loro attacco lampo sul cuore della capitale ed eliminare lo stesso Zelensky. Vi si trovano i resti bruciati di un gigantesco Antonov, l’aereo cargo più grande al mondo che era il fiore all’occhiello dell’aviazione civile ucraina.

Padre e figlio in bicicletta davanti a un corpo disteso sull’asfalto (
Padre e figlio in bicicletta davanti a un corpo disteso sull’asfalto (foto Ap/Vadim Ghirda)

Molti ucraini per ironia della sorte si erano rifugiati in queste aree pensando che sarebbero state più sicure che non nella capitale. La paura dei missili russi all’inizio era predominante. Ma per loro la realtà più grave sono state le fanterie russe. Quelli che adesso escono dai loro rifugi dopo sei settimane di terrore ci racconteranno questo lungo incubo.

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