Commentary on Political Economy

Friday 10 March 2023

 

Germania, la Ostpolitik della Spd non guarda più a Mosca

Il gesto è stato identico, ma il messaggio completamente diverso. Quando lunedì scorso nella capitale polacca il presidente della Spd, Lars Klingbeil, si è inginocchiato davanti al monumento alla rivolta del Ghetto di Varsavia, il pensiero è corso subito a Willy Brandt. Fu l’allora cancelliere tedesco, nel 1970, a farlo per la prima volta, avviando la riconciliazione della Repubblica federale con la Polonia e la Mitteleuropa, che erano state le prime vittime del nazismo e ora si trovavano sotto il giogo sovietico.

Corollario di un gesto passato alla Storia fu la Ostpolitik, la politica di apertura verso l’Est comunista, diventata parte del DNA della socialdemocrazia tedesca al punto che, finita la Guerra Fredda, venne declinata nel rapporto privilegiato con la Russia. Anche a costo di ignorare preoccupazioni e interessi dei Paesi centro-orientali, nel frattempo transitati alla democrazia e ridiventati parte della famiglia europea. Ma la guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina ha smascherato l’insostenibilità di questo approccio.

Il viaggio a Varsavia di Lars Klingbeil in realtà chiude un’epoca e ne apre un’altra. Subito dopo la visita al memoriale, il leader della Spd ha infatti incontrato i suoi omologhi socialdemocratici di tutta l’Europa, annunciando una svolta radicale. «La guerra ha segnato una cesura nell’Ostpolitik tedesca degli ultimi anni», ha detto Klingbeil, secondo il quale la nuova architettura della sicurezza in Europa dovrà avere come stella polare gli interessi delle nazioni del Centro e dell’Est, in primis Polonia e Baltici. «Abbiamo troppo a lungo sottovalutato i loro avvertimenti ed è stato un errore», ha aggiunto. Non più dunque «Russia first», ma «Mitteleuropa first».

È un segnale importante. La Spd si smarca dall’eredità mal interpretata di Willy Brandt e da tre decenni di scelte sbagliate, che avevano portato la Germania a dipendere in massima parte da Mosca per il suo fabbisogno energetico. Ma è solo l’inizio: «La Spd deve capire che la stessa parola Ostpolitik non può più descrivere una politica orientata alla realtà odierna», spiega Gwendolyn Sasse, che dirige il Centro Studi sull’Europa dell’Est alla Humboldt-Unversität.

In tema con la Zeitenwende, la svolta epocale sulla sicurezza annunciata dal cancelliere Scholz, Klingbeil ha detto ai leader socialdemocratici che la Germania dovrà assumere un ruolo di guida in questa nuova fase. Il rischio, avvertono alcuni, è che Berlino commetta nuovamente l’errore di voler spiegare a tutti quale sia la cosa giusta da fare, invece di recepire la lezione, ascoltare e lavorare insieme agli altri partner.

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