Commentary on Political Economy

Sunday 21 May 2023

SUPERB PIECE BY PANEBIANCO

 proprio ciò che è mancato e che spiega l’invasione: un sistema di deterrenza così potente e soprattutto così credibile da inibire futuri tentativi russi di rimettere di nuovo in discussione i confini europei. Nella consapevolezza, che tutti dovrebbero avere a questo punto, che quella è l’unica strada disponibile per impedire una guerra generale in Europa.

Ma che un sistema di efficace deterrenza sia ricostituibile e in grado di durare nel tempo dipende, oltre che dagli esiti della guerra in Ucraina, anche dalla determinazione con cui gli occidentali sapranno sostenerlo. Saranno gli orientamenti che prevarranno nelle nostre democrazie a decidere se esse riusciranno a difendere la pace con le misure appropriate o se non ci riusciranno. Le opinioni pubbliche sono divise, in America come in Europa, a proposito dell’Ucraina. Che posizione assumeranno gli Stati Uniti se nelle prossime presidenziali vinceranno i repubblicani? Fino a quando sarà possibile in Europa arginare le pressioni di quella parte di opinione pubblica (in Italia è fortissima) che ha fatto proprio, adattandola ai nuovi tempi (post-comunisti), il vecchio motto «meglio rossi che morti»? È quella parte di opinione pubblica per la quale quanto accade in Ucraina non ci riguarda, dobbiamo farci i fatti nostri, non dobbiamo rischiare che Putin se la prenda anche con noi. Sono orientamenti diffusi che le minoranze politicizzate, anti-americane più che filo-putiniane, cercano di sfruttare per imporre la fine del sostegno europeo all’Ucraina.

La pace in Europa è appesa alla capacità di americani ed europei di resistere alle sirene di chi, per quieto vivere, vorrebbe renderci inermi, indifesi. La vicenda di Angela Merkel insegna: alla distanza, non sono le scelte che apparivano al momento più popolari quelle che decretano la grandezza di un leader. Sono le scelte giuste.

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