Commentary on Political Economy

Monday 14 August 2023

A MUST-READ PIECE FROM RAMPINI (use translation app)

 

San Francisco nella spirale infernale: perché il suo è un male incurabile (e un regalo a Trump)

Questa è la storia di una città dove un’insegna luminosa di Elon Musk che infastidisce gli abitanti viene immediatamente rimossa dalle autorità. Ma gli spacciatori di fentanyl, i rapinatori, o gli homeless che aggrediscono i passanti e defecano davanti ai negozi godono dell’impunità più totale. La città, naturalmente, è San Francisco: una ex-perla che si avvolge in una spirale di degrado di cui non s’intravvede la fine. Qualche studioso di storia urbana evoca un’espressione inquietante: «Doom Loop» o spirale della rovina. È un ingranaggio che ha colpito altre città in passato, risucchiate in un degrado che si autoalimenta, condannate a precipitare sempre più in basso, incapaci per molto tempo di reagire. Detroit fu un caso da manuale.

Torno a scrivere della “mia” San Francisco perché tanti italiani vi stanno trascorrendo una parte delle loro vacanze: nonostante tutto, è ancora una mèta turistica mondiale. Anche se vive di rendita sulle sue glorie del passato, ha delle attrattive indiscutibili (in poche parole: è bellissima, nell’architettura tradizionale e nel paesaggio). Torno a scrivere perché oggi la “mia” San Francisco è di nuovo in prima pagina sul Wall Street Journal con un reportage su tutto ciò che va storto e accentua la fuga di abitanti. Torno a scrivere perché – contrariamente a quel che credono molti europei – ciò che accade a San Francisco in un certo senso può spiegare perché le chances di Donald Trump di rivincere un’elezione non sono del tutto inesistenti. Quella che fu la mia prima residenza americana 23 anni fa, la città dove cominciai a mettere le radici e dove sono cresciuti i miei figli, è irriconoscibile rispetto al “modello” di cui mi innamorai allora.

Se state viaggiando in California il reportage del Wall Street Journal vi consiglio di leggerlo per intero. Non dice cose veramente nuove, è un utile aggiornamento su una situazione della quale ho già scritto in passato. Uffici sempre più vuoti. Un’economia locale depressa. Giovani esperti di tecnologia che preferiscono lavorare da casa, il più lontano possibile, perché la città li repelle. Catene di negozi e supermercati e farmacie che chiudono perché depredate da ladri che agiscono alla luce del sole, indisturbati. Un’ecatombe di morti per overdose, con gli spacciatori che agiscono anche loro spudoratamente, senza preoccuparsi molto della polizia. Criminalità in aumento su tutti i fronti, dagli omicidi ai furti negli appartamenti agli scippi. Homeless aggressivi che “possiedono” i marciapiedi nei quartieri del centro.

È un peggioramento in atto da anni, ma perché la città non reagisce? Per rispondere a questa domanda eccovi un aneddoto che vale mille analisi dotte. Collier Gwyn è una commerciante, sanfranciscana doc, che da una vita gestisce una piccola galleria d’arte in centro. Dal 1984, puntualmente, ogni mattina alza la saracinesca e pulisce il marciapiede davanti. Una mattina recente, per l’ennesima volta si è trovata di fronte una donna senzatetto, aggressiva, che stava defecando proprio lì davanti. Ha cercato di mandarla via, quella si è rifiutata. Collier Gwyn ha perso la pazienza e ha osato spruzzarle dell’acqua addosso. Dell’acqua. Per quel gesto è stata immediatamente ripresa da un passante sul telefonino, esibita e insultata sui social media, denunciata, fermata dalla polizia, processata per direttissima e condannata a 25 giorni di lavori nei servizi sociali. Ora pende su di lei una diffida: guai se si avvicina ancora a quella senzatetto, la sua “vittima”.

Di quel gesto d’ira – un po’ d’acqua spruzzata a chi stava insozzando l’ingresso del suo negozio – lei si è scusata più volte pubblicamente, ammettendo di aver perso la pazienza e di aver fatto una cosa sbagliata. Ma il contesto andrebbe conosciuto. La donna senzatetto defecava abitualmente nei dintorni, molestava e aggrediva i passanti, senza che nessuno sia mai intervenuto a impedirglielo. Nei rapporti di polizia stilati in seguito a ripetute denunce figurano i suoi continui furti nei negozi, il fatto che sputa addosso a chi le si avvicina, e “si masturba in pubblico”. Essendo definita una malata di mente, è un’intoccabile, le forze dell’ordine se ne lavano le mani perché non è di competenza degli agenti curare chi ha turbe psichiche. La legge proibisce esplicitamente che siano ricoverati in istituzioni specializzate contro la loro volontà. Se non vogliono curarsi, questo è un loro sacrosanto diritto, e la comunità dei cittadini deve rassegnarsi a subirne tutte le conseguenze. San Francisco e la California spendono miliardi ogni anno per gli homeless: soldi dei contribuenti che spariscono nel nulla.

«Nella mia città – conclude Collier Gwyn – rapinare un negozio o spacciare droga non sono trattati come reati, ma il mio gesto mi è valso una condanna immediata».

San Francisco e la California sono sulla West Coast ciò che New York e Philadelphia rappresentano sulla East Coast: le vetrine della sinistra al governo. Purtroppo è un malgoverno che dura da anni, accumula errori ma non li corregge perché non li considera affatto errori bensì valori. La cultura delle droghe equiparata ad una liberazione, è un equivoco mortale che affonda le radici nel movimento hippy che proprio a San Francisco ebbe il suo battesimo negli anni Sessanta. L’idea “poetica” dei malati mentali – “sono loro gli unici sani” era il principio che fu affermato da una cultura progressista di cui ricordo le tracce in un film come Qualcuno volò sul nido del cuculo. Infine la convinzione che chi ruba lo fa perché è povero e bisognoso, soprattutto se appartiene a una minoranza di colore; mentre i poliziotti sono razzisti, quindi i veri criminali. Quest’ultimo dogma, trionfante con Black Lives Matter, spiega perché non si riescano più a reclutare poliziotti. Quei pochi che continuano a indossare una divisa, fanno il meno possibile perché si sentono dei vigilati speciali; inoltre se arrestano un criminale in flagranza di reato di solito questo viene rimesso subito in libertà da un procuratore eletto nelle liste del partito democratico.

Ma quando Musk ha accesso la sua “X” all’ultimo piano del palazzo ex-Twitter, la città progressista è esplosa d’indignazione e subito giustizia è stata fatta. Come contro la negoziante che aveva gettato un po’ d’acqua sulla homeless. Questo spiega perché i mali di San Francisco, al momento, sono incurabili. E perché il “modello” che questa città rappresenta è un regalo a Trump. Oppure, guardando verso altre direzioni, è un regalo a Xi Jinping, Putin, Erdogan, e altri “uomini d’ordine”.

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