This article reprinted here from today's edition of Il Sole 24 Ore, the Italian business newspaper, shows with horrifying detail the manner in which Han Chinese Rat employers exploit their own Chinese rat-workers in Tuscany, in the heart of the Made in Italy!, so as to enrich themselves. I publish this so that all our readers can decide for themselves how the only way to deal with Han Chinese Rats is quite simply to exterminate them! Because no other remedy is available for a race of Evil incarnate! What dismays the Italian reporters and above all the Police is the fact that the workers involved, far from complaining and denouncing their condition, simply carry on working slavishly and mechanically until they are physically forced to stop by officers! I rest my case. What we are dealing with here is a race of people intent on devouring the entire Earth because they are vile worms that must be eradicated from the face of this planet!
Centinaia
di borse Prada allineate in perfetto ordine sui banconi. Altre centinaia di
borse Burberry in fila, una dietro l'altra, negli scaffali del piano superiore
del laboratorio. Apri la porta del capannone e queste sono le prime immagini
che ti colpiscono. Un'esplosione di lavorazioni made in Italy di alcuni tra i
marchi più prestigiosi del lusso. Ma quando cerchi le mani degli artigiani
toscani, che da sempre hanno scolpito queste bellezze, alzi gli occhi e ti
trovi di fronte quelli di decine operai che toscani non sono. Sono tutti
cinesi. Queste perfette macchine da guerra umane hanno ormai soppiantato gli
artigiani italiani. Tra Prato e Firenze il made in Italy c'è ancora ma è fatto
quasi esclusivamente da mani asiatiche.
PROVINCE A CONFRONTO
Persone straniere con cariche in imprese toscane per Paese di origine nelle province di Prato e Firenze
(Fonte: Irpet-Icse &Co 2019)
Persone straniere con cariche in imprese toscane per Paese di origine nelle province di Prato e Firenze
(Fonte: Irpet-Icse &Co 2019)
In colonna verso i capannoni
È notte quando ci incolonniamo con la Guardia di Finanza di Firenze. La nostra prima meta è un capannone di Campi Bisenzio, da mesi sotto osservazione degli uomini delle Fiamme gialle. In un parcheggio poco distante, la Gdf, con l'Ispettorato del lavoro e l'Azienda sanitaria locale, ha da poco messo a punto gli ultimi dettagli prima dell'irruzione.
È notte quando ci incolonniamo con la Guardia di Finanza di Firenze. La nostra prima meta è un capannone di Campi Bisenzio, da mesi sotto osservazione degli uomini delle Fiamme gialle. In un parcheggio poco distante, la Gdf, con l'Ispettorato del lavoro e l'Azienda sanitaria locale, ha da poco messo a punto gli ultimi dettagli prima dell'irruzione.
Un
tenente della Guarda di finanza dà il via e anche noi, al suo seguito, entriamo
nel capannone. Anonimo, come centinaia di altre strutture che brulicano in
un'area a forte vocazione imprenditoriale, dove nel passato si sono formati
migliaia di artigiani che hanno fatto la storia del made in Italy.
Mentre i baschi verdi bloccano le potenziali vie di fuga, la scena che si para davanti agli occhi è surreale. Di fronte a decine di uomini e donne che passano al setaccio passaporti e visti, domina una calma assoluta. Come se fossero pronti a vivere o a rivivere una situazione come questa. E c'è perfino chi continua a lavorare anche di fronte alla richiesta di spegnere i macchinari e mettersi in fila per i controlli.
Mentre i baschi verdi bloccano le potenziali vie di fuga, la scena che si para davanti agli occhi è surreale. Di fronte a decine di uomini e donne che passano al setaccio passaporti e visti, domina una calma assoluta. Come se fossero pronti a vivere o a rivivere una situazione come questa. E c'è perfino chi continua a lavorare anche di fronte alla richiesta di spegnere i macchinari e mettersi in fila per i controlli.
Il
maggiore Mario Aliberti, comandante del 2° Nucleo operativo metropolitano della
Guardia di Finanza di Firenze, ci fa strada lungo i banconi dove sono allineate
le macchine da cucire e il pellame per la produzione. Il piano terra sembra in
ordine e pulito ma saranno poi l'Ispettorato del lavoro e l'Ausl Centro Toscana
a verificare il rispetto delle leggi. Qui, in questo capannone, un imprenditore
cinese, con regolare contratto con le case madri, produce alcuni modelli di
borse per Prada e Burberry.
· 14 maggio 2019
Saliamo
al piano superiore. Lo scenario cambia un po'. Il disordine non manca e molto
materiale sembra accatastato alla rinfusa. Questa scena stride con la
precisione con la quale i lavoratori cinesi hanno disposto le borse di
Burberry.
Usciamo e seguiamo i funzionari dell'azienda sanitaria sul retro della costruzione, dove una cucina improvvisata all'esterno brulica di operai che mangiano e che sembrano sorpresi da tanta agitazione. La cucina non sembra proprio quella che ti aspetteresti in una fabbrica di prodotti di lusso. La contraddizione balza agli occhi: da una parte borse per decine di migliaia di euro e a pochissimi metri ciotole e bacchette alla rinfusa per consumare velocemente un pasto nel freddo della notte.
Usciamo e seguiamo i funzionari dell'azienda sanitaria sul retro della costruzione, dove una cucina improvvisata all'esterno brulica di operai che mangiano e che sembrano sorpresi da tanta agitazione. La cucina non sembra proprio quella che ti aspetteresti in una fabbrica di prodotti di lusso. La contraddizione balza agli occhi: da una parte borse per decine di migliaia di euro e a pochissimi metri ciotole e bacchette alla rinfusa per consumare velocemente un pasto nel freddo della notte.
Mentre
continuano i controlli e l'equipe al lavoro riscontra numerosi violazioni alle
leggi sull'immigrazione, lavoro e salute, partono già i primi contatti della
Guardia di Finanza con i marchi del lusso che hanno commissionato la produzione
delle borse. Prada, Burberry e Tivoli (la società che produce per conto del
marchio britannico) dopo essere venute a conoscenza delle presunte irregolarità
hanno preso provvedimenti. Burberry ha avallato la scelta di Tivoli Group di
sospendere il contratto con il subappaltatore cinese per violazione del
contratto. Prada dichiara di voler interrompere immediatamente qualsiasi
rapporto con le aziende che non rispettano le leggi e gli impegni assunti.
Il
prezzo netto di vendita a Burberry delle borse lavorate nel capannone varia tra
i 38 e 133 euro a capo. Il contratto tra Prada e il committente prevede invece
un fatturato minimo annuale di oltre due milioni di euro, oltre a sanzioni e
penali e l'espressa previsione di non poter produrre per altri grandi gruppi
della moda.
L'escalation
Spiega: Stranieri con una o più cariche in imprese registrate e attive nel secondo semestre 2018 nella provincia di Firenze (Fonte: Camera di commercio di Firenze II semestre 2018)
Spiega: Stranieri con una o più cariche in imprese registrate e attive nel secondo semestre 2018 nella provincia di Firenze (Fonte: Camera di commercio di Firenze II semestre 2018)
Bagno a Ripoli
|
8
|
6
|
Montaione
|
0
|
0
|
|
Barberino di Mugello
|
9
|
9
|
Montelupo
Fiorentino
|
24
|
16
|
|
Barberino Val D'Elsa
|
7
|
5
|
Montespertoli
|
15
|
15
|
|
Borgo San Lorenzo
|
8
|
7
|
Palazzuolo
sul Senio
|
0
|
0
|
|
Calenzano
|
74
|
68
|
Pelago
|
0
|
0
|
|
Campi Bisenzio
|
569
|
521
|
Pontassieve
|
23
|
21
|
|
Capraia e Limite
|
18
|
16
|
Reggello
|
10
|
8
|
|
Castelfiorentino
|
73
|
70
|
Rignano
sull'Arno
|
0
|
0
|
|
Cerreto Guidi
|
190
|
182
|
Rufina
|
5
|
5
|
|
Certaldo
|
12
|
11
|
San
Casciano in Val di Pesa
|
4
|
4
|
|
Dicomano
|
4
|
4
|
San
Godenzo
|
0
|
0
|
|
Empoli
|
434
|
398
|
San
Piero a Sieve
|
0
|
0
|
|
Fiesole
|
2
|
2
|
Scandicci
|
150
|
140
|
|
Figline Valdarno
|
5
|
5
|
Scarperia
|
0
|
0
|
|
Firenze
|
1599
|
1407
|
Sesto
Fiorentino
|
1304
|
1233
|
|
Firenzuola
|
1
|
1
|
Signa
|
182
|
169
|
|
Fucecchio
|
331
|
316
|
Tavarnelle
Val di Pesa
|
2
|
1
|
|
Gambassi Terme
|
3
|
3
|
Vaglia
|
3
|
3
|
|
Greve in Chianti
|
4
|
4
|
Vicchio
|
2
|
2
|
|
Impruneta
|
4
|
4
|
Vinci
|
177
|
163
|
|
Lastra a Signa
|
50
|
46
|
Figline
e Incisa Valdarno
|
25
|
22
|
|
Londa
|
1
|
1
|
Scarperia
e San Piero
|
2
|
2
|
|
Marradi
|
0
|
0
|
TOTALE
|
5334
|
4890
|
Il secondo capannone
Mentre abbandoniamo questo capannone, la task force continua il suo lavoro e porta e termine a notte fonda le ispezioni in altre otto strutture. Risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso un altro laboratorio di Campi Bisenzio. Qui la scena che troviamo lascia senza parole.
Mentre abbandoniamo questo capannone, la task force continua il suo lavoro e porta e termine a notte fonda le ispezioni in altre otto strutture. Risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso un altro laboratorio di Campi Bisenzio. Qui la scena che troviamo lascia senza parole.
Vita
privata e lavoro convivono sotto lo stesso tetto nel degrado. Nel disordine
generale la parte centrale del capannone è occupata da macchinari in pessime
condizioni, pellame e borse alla rinfusa e fusti di difficile identificazione.
Qui le borse non sono allineate come nel primo capannone ma sono gettate alla
rinfusa sui tavoli e nei cartoni a terra. I marchi sono Gianni Chiarini e
Cristinaeffe. Anche questi marchi nulla hanno a che fare con le irregolarità
commesse.
Ma il
peggio deve arrivare perché, nascosti dietro pareti di legno, si celano stanze
che trasformano una parte del capannone in un'abitazione, pronta ad ospitare
non si sa quante persone.
Sul
fondo della costruzione una stanza senza luce è arredata, se così si può dire,
con un letto sfatto e un armadio improvvisato. Oggetti affastellati alla meno
peggio sono sparsi un po' ovunque. La sporcizia che viene in superficie è nulla
rispetto a ciò che vediamo in un bagnetto che non vede detergenti da tempo. In
cucina le pareti sono macchiate dall'umidità, il vetro è rotto e le
stratificazioni di alimenti e grasso sui fuochi sono datate. In linea di
continuità con questo degrado anche la stanza che vorrebbe essere una specie di
salottino, ospita un divano marrone ridotto ai minimi termini e con la gomma
piuma rosicchiata e in vista. Ma questa stanzetta con poca luce sembrerebbe
essere vissuta da un bambino. Sul tavolo un astuccio e i quaderni e alle pareti
disegni fatti da uno scolaro delle elementari. In poche parole: un vero caos.
Mentre ci aggiriamo per il capannone riprendendo queste scene si
accende una discussione tra l'imprenditore cinese e la Guardia di finanza. Il
terzista non vuole firmare il verbale prima di averlo fatto vedere all'avvocato
e a cercare di mediare e di calmare gli spiriti interviene un'interprete che ce
la mette proprio tutta per spiegare a cosa serve quella firma. Gli animi si
placano ma non conosciamo la fine perché ci spostiamo in un altro
capannone dove le scene si ripetono mestamente.
La Toscana oscura provincia cinese
Il fatto che le mani degli artigiani non siano italiane colpisce tanto quanto il fatto che gli operai cinesi non conoscano a volte neppure una parola di italiano. Evidentemente però per gli affari ci si intende anche a gesti. Non ci credete?
Facciamo l'esempio di un'impresa italiana realmente esistente che, alle porte di Firenze, ha una dozzina di fornitori ai quali rivolgersi a seconda delle necessità e dei picchi di produzione. Dalle visure effettuate presso la Camera di commercio il risultato è netto e inequivocabile: nessuno tra i contoterzisti è italiano. Tutti sono cinesi. Tre di loro denunciano un solo dipendente e questo spalanca le porte ad una domanda semplice semplice: ma come si può produrre con un unico operaio? O anche solo con due o tre, come risulta dalle visure?
Il fatto che le mani degli artigiani non siano italiane colpisce tanto quanto il fatto che gli operai cinesi non conoscano a volte neppure una parola di italiano. Evidentemente però per gli affari ci si intende anche a gesti. Non ci credete?
Facciamo l'esempio di un'impresa italiana realmente esistente che, alle porte di Firenze, ha una dozzina di fornitori ai quali rivolgersi a seconda delle necessità e dei picchi di produzione. Dalle visure effettuate presso la Camera di commercio il risultato è netto e inequivocabile: nessuno tra i contoterzisti è italiano. Tutti sono cinesi. Tre di loro denunciano un solo dipendente e questo spalanca le porte ad una domanda semplice semplice: ma come si può produrre con un unico operaio? O anche solo con due o tre, come risulta dalle visure?
Ma non
finisce qui. Si scopre anche che all'atto dell'iscrizione presso la Camera di
commercio tre titolari, alla voce “luogo di nascita”, hanno dichiarato “Cina
Repubblica popolare (Cina)” senza alcuna altra specifica. Ci si può dunque
permettere di dichiarare genericamente di essere nati in un Paese che conta
appena 1,4 miliardi di abitanti ed è grande quanto un continente. E' come se
ciascuno di noi riportasse sulla carta di identità “nato in Europa e Nord
America”.
Chi non
arriva a tanta spregiudicatezza ha comunque armi da spendere per non rivelare
più di tanto. Sei titolari di impresa hanno dichiarato di essere nati nello
Zhejiang, che non è una città ma una provincia della Cina grande quanto il nord
Italia, suddivisa in 11 prefetture, 90 contee e 1.570 Comuni, con oltre 54
milioni di abitanti. Altri due titolari hanno dichiarato di essere nati a
Fujian, che ha oltre 35 milioni di abitanti sparsi in 1.107 comuni. Un ultimo
titolare ha affermato infine di essere nato a Liaoning. Anche in questo caso
non si tratta di una città ma di una provincia con più di 43 milioni di
abitanti e 1.511 Comuni. Andare a cercare dove sono nati i titolari è come
cercare un ago in un pagliaio.
AL SETACCIO
Le violazioni constatate a decorrere dal 1° gennaio 2018 a oggi all'interno dei capannoni dal pool Gdf, Asl e Ispettorato del lavoro (Fonte: Gdf Firenze)
Le violazioni constatate a decorrere dal 1° gennaio 2018 a oggi all'interno dei capannoni dal pool Gdf, Asl e Ispettorato del lavoro (Fonte: Gdf Firenze)
Al
finir della nottata i controlli hanno portato all'identificazione di 41
lavoratori irregolari, di cui 25 in nero (quattro dei quali clandestini).
Alcune attività sono state temporaneamente sospese e successivamente riaperte
dopo il pagamento di una sanzione di duemila euro. Senza contare che
complessivamente sono state irrogate multe per quasi 120mila euro.
Spesso,
però, i titolari pagano solo un anticipo sufficiente alla ripresa
dell'attività. Una volta completato il ciclo di lavorazione molte imprese
vengono liquidate senza versare il resto e, altrettanto spesso, senza pagare le
tasse. Molti titolari, in questa catena senza fine di frodi e raggiri,
diventano operai in un nuove società registrate, i cui titolari diventano
quelli che magari, prima, erano i loro operai.
L’Ausl
ha disposto quattro sanzioni per la presenza di dormitori, illecita
preparazione del cibo sul luogo di lavoro, porte di emergenze chiuse
dall’esterno e assenza di estintori.
Ci si
può non credere ma oggi il made in Italy è (anche) questo.
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