Commentary on Political Economy

Thursday 25 January 2024

I AGREE WITH MUNCHAU THAT THE GREATEST PROBLEM THE WEST FACES IS INTERNAL - AND THAT IS, THE GROWING INEQUALITY OF ITS CITIZENS. THIS IS DUE MAINLY TO NEOLIBERAL POLICIES ENGENDERING THE RETREAT OF THE STATE FROM NEARLY ALL ASPECTS OF SOCIAL LIFE AND SO THE DIS-INTEGRATION OF SOCIAL UNITY AND COHESION, AND ALSO DUE TO THE DELUSION OF WESTERN ELITES THAT THE MOBILITY OF CAPITAL IS THEIR SAFEST REFUGE, WHEN IN FACT NO ONE IS SAFE WITHOUT A STRONG STATE (NULLA SALUS EXTRA RE PUBLICA!). AN OBVIOUS SYMPTOM OF THIS ELITARIAN DELUSION IS THE SIMPLE FACT THAT INSUFFICIENT CONTROL IS PLACED ON THE PLAGUE OF IMMIGRATION - AND THIS LAXITY IS AGAIN EPITOMISED BY THE ELECTION TO KEY LEADERSHIP ROLES OF POLITICIANS WHO ARE THEMSELVES RECENT MIGRANTS WHO OFTEN SPORT SEVERAL PASSPORTS AND HAVE ONLY VACUOUS LOYALTY TO THE NATIONS THEY PRETEND TO REPRESENT!

I THINK MUNCHAU MAKES TOO MUCH OF "THE GLOBAL SOUTH": THAT PARTICULAR PROBLEM IS DUE TO THE WEST'S HYPOCRITICAL LECTURING ON HUMAN RIGHTS AND THE ENVIRONMENT AND ON THE SCABROUS DEGENERACY OF OUR CULTURAL VALUES, BOTH OF WHICH RIGHTFULLY ALIENATE SUBALTERN POPULATIONS FROM ASIA TO AFRICA TO LATIN AMERICA. WHAT IS NEEDED IS A MASSIVE RE-MILITARIZATION OF THE WEST AIMED AT DISCOMFITING EVERY AND ANY VELLEITY OF OPPOSITION TO OUR CORE VALUES, WHICH ARE THE ONLY VALUES WORTHY OF HUMANITY. ALL GREAT CIVILIZATIONS HAVE ENDURED AND THRIVEN BY PUNISHING PITILESSLY THEIR MORTAL ENEMIES. AS VIRGIL REMINDED THE ROMANS, OUR THREE IMPERATIVES MUST BE TO DESTROY OUR ENEMIES, TO PACIFY WHAT REMAINS OF THEM, AND TO BE OF EXAMPLE TO THE REST OF THE ECUMENE. (pacique imponere morem,. parcere subiectis et debellare superbos.)

Quando la politica soffre di disturbo dell’attenzione

Ascolta l'articolo
7 min
i
NEW

Nel varcare la soglia del nuovo anno, le prospettive internazionali appaiono quanto mai catastrofiche. Nel Mar Rosso è scoppiato l’ennesimo conflitto. La situazione in Ucraina non è delle migliori. Peggio ancora per noi occidentali, il resto del mondo non si schiera dalla nostra parte. Sudafrica e Brasile hanno preso risolutamente le distanze dall’Occidente sulla questione di Israele. E non ci hanno sostenuto neppure sull’Ucraina. Stessa cosa per l’India.

Un sostegno globale assai lacunoso spiega come mai le sanzioni occidentali contro la Russia non stanno funzionando. Sono fin troppi i paesi disposti a convogliare beni e materiali verso la Russia seguendo strade alternative, e a rifornirsi di petrolio russo. Il divieto di esportazione dei semiconduttori, varato dal governo americano contro la Cina, non dà i risultati sperati, forse perché gli Usa hanno sottostimato le capacità degli ingegneri cinesi. Non è difficile individuare uno schema in tutto questo. La grande illusione occidentale al momento poggia sulla convinzione che il resto del mondo ci considera meravigliosi e vuole imitarci a tutti i costi. La nostra versione della democrazia liberale è schizzata al vertice delle classifiche mondiali di popolarità subito dopo la caduta del comunismo, e si è protratta per un decennio, per poi arenarsi definitivamente sotto l’assalto della crisi finanziaria globale.

In questo momento, l’Occidente è alle prese con quattro battaglie titaniche: le guerre parallele per procura in Ucraina, in Medio Oriente, e ben presto, chissà, anche nello stretto di Taiwan; la lotta contro i cambiamenti climatici; la re-industrializzazione; e infine la salvaguardia della società aperta e liberale in patria. Nessuno di questi fronti sta registrando ultimamente particolari progressi. Al massimo, riusciremo a impegnarci su due di questi quattro fronti. Personalmente, preferirei la tutela della democrazia liberale e il sostegno alle innovazioni tecnologiche che ci aiutino nel ridurre le emissioni di carbonio, come alternativa all’imposizione di obiettivi impraticabili.

Non possiamo più permetterci di ambire al ruolo di polizia mondiale. In quanto alla re-industrializzazione, meglio dimenticarla. Sarebbe più opportuno impegnarci a stringere alleanze strategiche con altre parti del mondo, come l’America Latina. È quello che la Cina sta facendo, con i suoi cospicui investimenti nelle miniere di litio in Cile. Peccato che l’Unione europea abbia calcato eccessivamente la mano sulle trattative commerciali riguardanti il cosiddetto accordo Mercosur, tentando di imporre i suoi standard ambientali. I paesi dell’America Latina hanno abbandonato i negoziati, soffocando definitivamente un progetto che si trascina da 23 anni. L’era dei grandi accordi commerciali è tramontata. Il mondo si sta ancora una volta spaccando in blocchi commerciali in concorrenza tra loro.

L’Occidente, inoltre, si ritrova sotto attacco anche dal suo interno. Le destre sono in ascesa quasi ovunque. Donald Trump ha appena fatto il primo grande passo verso la nomina a candidato presidenziale del partito repubblicano.

Nutro molta simpatia per Bernie Sanders, il quale, nella sua intervista al Guardian, punta il dito sul problema di fondo, ovvero «la convinzione che il governo venga meno ai suoi doveri nei confronti dei cittadini americani». E questo, in sostanza, è quello che sta accadendo dappertutto in Occidente. I governi non sono più capaci di risolvere i nostri problemi. In realtà, non lo erano nemmeno in passato, ma le circostanze allora apparivano più propizie. Se la crescita economica è ferma al 3 percento, come negli anni Ottanta e Novanta, è pur vero che all’epoca le disparità sociali erano minori e molte problematiche si risolvevano da sole. In tempo di crescita economica, gira abbastanza liquidità per soddisfare le esigenze di tutti, e anche per fare molte cose contemporaneamente. Ma quando regna la stagnazione, e le disparità sociali si aggravano, un incremento negli aiuti finanziari all’Ucraina significano rinunciare a una linea ferroviaria in patria. Benvenuti nel mondo della politica a somma zero.

I governi liberali oggi in carica si dibattono tra mille difficoltà in ogni angolo del pianeta. Joe Biden corre il rischio di subire una cocente sconfitta a novembre. Rishi Sunak verrà ben presto dimenticato. Ma forse la sorpresa maggiore viene da Olaf Scholz. Malgrado un esordio promettente, Scholz è diventato il cancelliere tedesco più vituperato a memoria d’uomo, soprattutto per un motivo: il suo governo non ha saputo elaborare finora nessuna strategia per contrastare la de-industrializzazione galoppante che affligge la Germania. In Olanda, il partito di Mark Rutte, il primo ministro olandese liberale, è stato sconfitto dal partito di destra di Geert Wilders (Partito per la Libertà), nelle elezioni dello scorso anno.

Le istanze più scottanti che l’Occidente non riesce ad affrontare efficacemente sono crescita e disuguaglianza. Le reazioni contro l’immigrazione sono conseguenza di questo fallimento. In passato, ci si lamentava delle politiche fiscali dell’era Thatcher, che avevano fomentato le disparità sociali. Così è stato effettivamente, ma questo non è nulla in confronto a quanto sta accadendo da allora. Sul finire degli anni Novanta, la Federal Reserve, la banca centrale americana, avviò un piano di salvataggio dei mercati finanziari tagliando i tassi d’interesse. Da quel momento le banche centrali occidentali hanno rafforzato il sostegno ai mercati finanziari attraverso programmi di allentamento monetario, che consentono loro di acquistare in modo massiccio il debito pubblico. Al contempo, i governi imponevano l’austerità per controbilanciare la manna finanziaria delle banche centrali, ma questa miscela si è trasformata in un ingranaggio infernale di disuguaglianze.

All’epoca, l’atteggiamento prevalente era racchiuso in un commento di Mario Draghi, l’ex presidente della BCE, quando affermava che avrebbe fatto «tutto il possibile» per preservare l’eurozona dall’assalto degli investitori finanziari.

I politici occidentali oggi hanno il vezzo di ricorrere a numerose varianti di quell’espressione. Lord Cameron, il ministro degli esteri britannico, ha affermato che il Regno Unito è disposto ad aiutare l’Ucraina «per tutto il tempo necessario». Ma la realtà politica è che non possiamo più permetterci di fare simili promesse. L’Occidente continuerà a sostenere l’Ucraina fintanto che la maggioranza politica deciderà di farlo. Il sostegno si è già notevolmente affievolito negli Stati Uniti. Proseguirà in Europa quest’anno, ma non a tempo indeterminato, per il semplice fatto che non ci sono soldi a sufficienza per coprire tutte le spese.

L’angoscia collettiva in Occidente si può descrivere come mancanza di un preciso orientamento strategico. Sembra quasi la definizione della diagnosi medica del disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Nelle parole dell’Istituto nazionale americano della Salute Mentale, gli individui colpiti da questo disturbo presentano scarsa capacità di concentrazione, una soglia di attenzione molto bassa, e spesso agiscono impulsivamente, senza riflettere.

No comments:

Post a Comment