Commentary on Political Economy

Thursday 21 March 2024

 

I limiti dell’ambiguità strategica

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Il problema dell’alleanza occidentale per l’Ucraina è da ricercarsi in un miscuglio di riluttanza americana, linee rosse tedesche e voglia di protagonismo francese

Nel periodo della Guerra fredda, i leader occidentali avevano concordato una linea di condotta comune: mai esternare congetture sul potenziale ricorso alle armi nucleari. In quella situazione, l’ambiguità strategica aveva funzionato. Oggi, però, il dibattito attorno all’opportunità di inviare truppe di terra in Ucraina è profondamente diverso. Di recente, Emmanuel Macron è tornato a sollevare la questione, affermando che potrebbero verificarsi i presupposti per giustificare l’invio di effettivi militari. Con una mossa diretta contro Olaf Scholz, il presidente francese ha lanciato l’avvertimento che è un errore segnalare le proprie linee rosse a un avversario che ha preso l’abitudine di infischiarsene.

Mi trovo d’accordo con Macron, anche se la sua versione di ambiguità strategica è di ben scarsa efficacia, in quanto si limita a confermare le divisioni esistenti in seno all’Europa. La collaborazione franco-tedesca non è una semplice condizione sufficiente affinché l’Europa eserciti il suo potere, bensì un requisito indispensabile. E Scholz si è dichiarato contrario all’invio di truppe di terra. Così pure ha fatto Donald Tusk, il primo ministro polacco. Per contro, il suo ministro degli esteri, Radoslaw Sikorski, a quanto pare si è schierato con Macron. La realtà è che, sulla questione, la confusione regna sovrana in Europa. Ed è questo il messaggio che stiamo inviando a Vladimir Putin.

Il problema dell’alleanza occidentale per l’Ucraina è da ricercarsi in un miscuglio di riluttanza americana, linee rosse tedesche e voglia di protagonismo francese. Il nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina è fermo al Congresso americano, e non c’è segnale che si sbloccherà a breve. Durante i primi due anni di guerra, gli Stati Uniti sono stati il principale sostenitore dell’Ucraina, ma oggi temo che i repubblicani al Congresso non siano più disposti a elargire i finanziamenti dal momento in cui Donald Trump è l’unico candidato presidenziale rimasto tra le loro file.

Il sostegno francese all’Ucraina si traduce principalmente sottoforma di retorica, piuttosto che di aiuti diretti, finanziari e militari. In termini di prodotto interno lordo, la Francia è al 28° posto tra i paesi che sostengono l’Ucraina.

La Germania ha fatto molto di più per l’Ucraina, sia finanziariamente che militarmente, eppure a Scholz è toccato il ruolo del guastafeste, poiché le truppe di terra rappresentano in realtà una linea rossa invalicabile per il cancelliere tedesco, che si oppone altresì all’invio dei missili da crociera Taurus, per il timore che l’Ucraina li utilizzi per colpire bersagli in territorio russo. Gli ultimi sondaggi sembrano indicare che Scholz non otterrà un secondo mandato. Ma proprio per la strenua opposizione alla consegna di armamenti offensivi, Scholz punta a strumentalizzare il disagio strisciante nei confronti della guerra che va diffondendosi tra la popolazione.

Friedrich Merz, il leader dell’opposizione, è molto più esplicito sul suo appoggio all’Ucraina, specie sulla questione dei missili Taurus. Il grande interrogativo irrisolto, tuttavia, sia per Merz che per gli altri leader europei, è che cosa faranno qualora gli Stati Uniti, a guida Trump, decideranno di sospendere ogni contributo al paese in guerra. È disposto Merz ad assumere un ruolo di leadership? Macron è pronto a rinunciare al suo seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per offrire il suo arsenale nucleare all’Unione europea? Ovviamente no. Con ogni probabilità, i tedeschi torneranno alla vecchia abitudine di fare affari con i vari dittatori del continente eurasiatico, purchè a vantaggio dell’industria tedesca. Più declina la loro economia, più forte sarà la tentazione. E Macron continuerà a distinguersi per i discorsi grandiloquenti. Ci sarà qualche progresso tangibile in Europa, specie per le commesse militari, ma è già troppo tardi per impartire una svolta al conflitto in Ucraina.

Un ruolo di leadership per Macron, benché assai limitato, potrebbe riguardare la difesa della Moldavia, e difatti il presidente francese ha ipotizzato lo spiegamento di truppe occidentali in quella regione, nel caso di avanzata russa su Odessa. La città portuale sul Mar Nero è a pochi chilometri dal confine con la Moldavia, e un’invasione russa in quella direzione rappresenterebbe una grave minaccia per gli interessi di sicurezza dell’Ue e della Nato. Macron e Maia Sandu, presidente della Moldavia, la scorsa settimana hanno firmato un patto di difesa, grazie al quale la Francia garantirà la sicurezza del paese. Storicamente, la Francia ha sempre svolto un forte ruolo in questa regione. Sarebbe una catastrofe strategica per il mondo se Putin riuscisse a controllare tutto il Mar Nero, e il compito di difendere un piccolo paese come la Moldavia rappresenta un obiettivo più realistico rispetto alla liberazione di 160 mila chilometri quadrati di territorio ucraino attualmente occupati dai russi. Non è affatto credibile che l’Occidente sia disposto a inviare truppe nel Donbas per ingaggiare uno scontro diretto con la Russia, ma potrebbe intervenire in difesa della Moldavia.

L’Occidente potrebbe fare di più per aiutare l’Ucraina a difendersi contro nuove avanzate russe, ma anche questo obiettivo militare, per quanto modesto, e agli occhi di molti assai deludente, richiederebbe finanziamenti ingenti e aiuti militari di molto superiori a quanto fornito attualmente dall’Europa. Benchè sia difficile che Macron riesca a invogliare Scholz a unirsi all’impresa, resto convinto che sarà possibile, almeno per la Germania e con una leadership diversa, schierarsi dietro una strategia focalizzata su risultati raggiungibili, se non altro sotto il profilo militare.

L’ultimo intervento di Macron punta dritto al nocciolo delle critiche da me sollevate contro la risposta occidentale all’invasione russa. Non si tratta di decidere se sia giusto o sbagliato aiutare l’Ucraina. Che sia giusto, è incontestabile. Ma qui stiamo parlando di ripetuti errori di calcolo, di ipocrisia e di dilettantismo. L’Occidente ha sbagliato nel valutare l’impatto delle sanzioni, e in alcuni casi, le reazioni del proprio elettorato. L’Occidente è ipocrita nel dichiarare obiettivi militari disgiunti dal sostegno indispensabile che occorre garantire al paese aggredito. Un giocatore professionale di poker non si mette a discutere delle sue strategie di bluff durante una partita, e probabilmente nemmeno dopo. I dilettanti, invece, si vantano sempre delle proprie abilità. Il commento di Sikorski, sull’incutere timore a Putin con l’ambiguità strategica, richiama alla mente un dilettante che vuole bluffare.

L’ambiguità strategica resta, in principio, un’ottima idea, ma in assenza di una coesione di intenti diventa insignificante. La realtà è che nessuno ha paura di noi, e men che meno Vladimir Putin.


(Traduzione di Rita Baldassarre)

I limiti dell’ambiguità strategica
Emmanuel Macron e Olaf Scholz

21 mar 2024 | 10:15

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