Commentary on Political Economy

Friday 22 March 2024

SPEECHLESS. DUMBFOUNDED

 

I soldi di Putin? Per l’Europa sono sacri (e lo zar se la ride) | Federico Rampini

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22 marzo 2024

Usare le ricchezze sequestrate alla Russia per aiutare l’Ucraina sarebbe giusto: ma l’Europa non ha trovato, su questo punto, un accordo. Ecco perché

Usare le ricchezze sequestrate alla Russia per aiutare l’Ucraina? Sarebbe giusto sotto il profilo morale e politico. Inoltre ridurrebbe un po’ la pressione economica sull’Europa, proprio mentre gli aiuti americani diventano aleatori. Ma se pensate che l’Unione europea si sia finalmente decisa a mettere le mani sui soldi di Vladimir Putin custoditi nelle banche europee, ricredetevi: ad essere utilizzata sarà solo una porzione minuscola di quei fondi. La montagna ha partorito il topolino. Perché?

Sono ormai passati due anni e un mese dall’aggressione militare russa contro uno Stato libero e sovrano. Quell’aggressione rischia di vincere, stando alle notizie tragiche che continuano ad arrivare dal fronte. La decisione di mettere sotto sequestro i capitali che Mosca detiene presso le banche occidentali fu una sanzione presa abbastanza presto. Si tratta di circa 300 miliardi di euro, di cui i due terzi, 200 miliardi, sono depositati presso banche dell’UE. Ma attenzione, mettere sotto sequestro non significa espropriare. Quelle ricchezze rimangono di proprietà russa anche se il proprietario non può usarle. È una situazione congelata: il danno per Mosca è reale ma limitato finché quei capitali sono suoi.

L’idea di attingere davvero a quelle ricchezze, per aiutare la popolazione ucraina – sia con i finanziamenti economici per la ricostruzione, sia con le armi per continuare a difendersi – viene discussa da due anni. Tra mille obiezioni e perplessità, generalmente riconducibili al nostro garantismo. Certo, la superiorità dell’Occidente democratico sulle autocrazie è legata proprio al nostro Stato di diritto, nei nostri paesi non è possibile l’arbitrio che caratterizza quotidianamente l’azione di despoti come Putin. Però il garantismo non lo applichiamo in modo così maniacale quando decidiamo di colpire i nostri mafiosi o evasori fiscali, certe sanzioni economiche contro di loro vengono applicate. Perché a Putin no?

Uno degli argomenti meno convincenti è stato usato dalla Banca centrale europea e da diversi esponenti del mondo bancario: se non rispettiamo alla perfezione le regole e i garantismi, l’UE perde credibilità come piazza finanziaria, gli investitori non si fideranno più a mettere i propri capitali in euro. Sarebbe vero se non fosse che l’unica piazza finanziaria alternativa – e ancora più grande – cioè l’America, in realtà è favorevole a utilizzare le ricchezze sequestrate alla Russia. Quindi una misura del genere, se presa dall’UE, non provocherebbe fughe dall’euro verso il dollaro. Cosa rimane? La Cina non sarà mai una piazza finanziaria competitiva perché il suo grado di arbitrio è immensamente superiore. L’India? L’Arabia Saudita? Dubai? Non scherziamo, nessuno di questi Paesi offre monete più solide e Stati di diritto superiori all’Europa.

Un altro argomento, del tutto diverso, è di natura politico-diplomatica. Lo riassumo così. Finché abbiamo nelle nostre banche 300 miliardi della Russia, e gli blocchiamo l’accesso ma quei capitali restano suoi, possiamo offrirgli di togliere quella sanzione se cessa la guerra, dunque abbiamo un incentivo sostanzioso da proporre a Putin. Una volta che quei soldi glieli togliamo definitivamente, abbiamo perso la possibilità di usarli come una moneta di scambio. Argomento astratto, non fa i conti con la realtà. Putin ha mostrato di essere impermeabile a ogni diplomazia pacifista, prima vuole vincere. Putin interpreta ogni benevolenza europea come una conferma della nostra debolezza e questo lo rende ancora più aggressivo. Portargli via quei soldi sarebbe il segnale che forse finalmente facciamo sul serio.

Non accadrà. La montagna che partorisce il topolino è questa decisione: l’UE intende utilizzare non già i 300 miliardi di euro di ricchezze russe, bensì soltanto il loro rendimento, gli interessi che fruttano. Al momento si tratta di circa 3 miliardi. Una somma irrisoria, tanto più se l’Europa volesse compensare ammanchi e ritardi degli aiuti americani. E qualcuno dovrebbe spiegarmi perché con i livelli dei tassi attuali quei capitali russi rendono solo l’un per cento. Inoltre quei 3 miliardi non sarebbero disponibili prima del secondo semestre 2024. La macchina della morte che è l’offensiva militare russa avanza, mentre la burocrazia europea si aggrappa ai cavilli e usa il contagocce.

In quanto a Putin, se la ride sotto i baffi. Il suo portavoce Dmitri Peskov ha commentato così la decisione UE: «Gli europei sanno perfettamente il danno che queste decisioni arrecano alla loro economia e alla loro immagine, alla loro reputazione come garanti del diritto inviolabile di proprietà». È singolare sentirsi dare da Putin lezioni sul rispetto dei diritti. Colpisce poi il tono pacato, distaccato, di quella reazione: da parte di chi sa perfettamente che subisce un danno irrisorio.

22 marzo 2024, 16:35 - modifica il 22 marzo 2024 | 16:35

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