Commentary on Political Economy

Friday 15 March 2024

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Germania: le nuove esitazioni del cancelliere

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di
Wolfgang Munchau
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Olaf Scholz è pronto a trasformare la sua ritrosia nel sostenere l’Ucraina nel punto di forza della sua corsa alla rielezione








Certamente Olaf Scholz non conquisterà un nuovo mandato nel 2025 in base ai risultati economici. Il cancelliere, invece, punta tutto su una grossa scommessa geopolitica, vale a dire l’impegno a non inviare truppe in Ucraina, costi quel che costi. Ha fatto questa promessa subito dopo le riflessioni pubbliche di Emmanuel Macron, la scorsa settimana, sulla possibilità di spedire truppe di terra in Ucraina. Tali commenti hanno spaventato i tedeschi. Il cancelliere Scholz, normalmente riservato, non ha perso tempo, e nella prima assemblea municipale alla quale ha partecipato ha subito bocciato l’idea. Il recente rifiuto si ricollega alla sua perdurante riluttanza a inviare in Ucraina i missili da crociera Taurus. Scholz afferma che l’invio dei missili richiederebbe la presenza di personale tedesco sul terreno. Benché ineccepibile sotto il profilo tecnico, la sua dichiarazione appare nondimeno menzognera, in quanto l’Ucraina avrebbe sicuramente bisogno di esperti e consiglieri militari, ma non di militari tedeschi per combattere contro i russi.
L’invio di contingenti militari è la più rossa in assoluto delle molte linee rosse tracciate da Scholz. Parlando dal suo ufficio nel secondo anniversario dell’inizio della guerra in ucraina, il cancelliere ha promesso “nessun coinvolgimento tedesco nella guerra, e questa è una garanzia non solo per i nostri soldati, ma anche per tutti voi.” Una dichiarazione talmente categorica che non si riesce a immaginare la possibilità di fare un passo indietro da questa posizione, qualora le circostanze dovessero cambiare.
Nell’attuale dibattito politico tedesco, i principali attori hanno preso l’abitudine di inquadrare le loro posizioni in termini di linee rosse, anziché di obiettivi strategici. E lo fanno anche quando si tratta di economia. Il confronto politico decade pertanto in una gara tra linee rosse contrastanti. Per questo motivo gli altri partner incontrano così tante difficoltà nel trattare con la Germania. Scholz si è messo volutamente con le spalle al muro, e il paese con lui.
Per l’Ucraina, questo equivale a un disastro. La Germania è il suo secondo sostenitore militare e finanziario. Gli Stati Uniti sono al primo posto, ma gli aiuti americani sono fermi al Congresso. Se Donald Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali, gli alleati europei dovranno farsi carico dell’Ucraina da soli, e la Germania sarebbe il maggior contribuente. Tutte le speranze dell’Ucraina sono puntate al momento su un cambiamento nella politica americana e tedesca. Ma per ottenere ciò, due sono le possibilità: Donald Trump dovrebbe uscire sconfitto a novembre di quest’anno; oppure Scholz dieci mesi dopo. O meglio, tutti e due. Il leader dell’opposizione tedesca, e capo della CDU, Friedrich Merz, è meno ambiguo sul suo sostegno all’Ucraina rispetto a Scholz. In particolare, appoggia l’invio dei missili da crociera Taurus. I giornalisti tedeschi hanno fatto notare alcune analogie con il 2003, quando Gerhard Schröder si oppose alla guerra contro l’Iraq, una decisione che riscosse un ampio consenso pubblico. Ma allora, Schröder aveva Jacques Chirac dalla sua parte, mentre stavolta la Germania è isolata. È vero che Scholz non sta tentando di riallacciare i rapporti con Vladimir Putin, quella fase della politica tedesca è tramontata definitivamente. A differenza di Schröder, Scholz non si è mai schierato a favore di Putin sulla scena politica tedesca. Sotto Scholz, tuttavia, la Germania si sforza, ancora una volta, a occupare il solito posto, in geopolitica, tra quelli che preferiscono restare a guardare.
Immagino che Scholz continuerà ad aiutare l’Ucraina, inviando munizioni, sistemi antiaerei e finanziamenti. Ma il cancelliere si distingue dagli alleati occidentali in questo: sarebbe più che felice se la guerra di concludesse con un accordo basato sulle linee di combattimento attuali. Eppure, anche un obiettivo militare così modesto richiederebbe l’invio di un certo numero di armi d’attacco. E l’Occidente dovrebbe moltiplicare gli aiuti all’Ucraina anche solo per raggiungere questo scopo.
Se il rifiuto di inviare truppe si trasforma nel cardine della sua esistenza politica, Scholz sta rischiando grosso in geopolitica. Personalmente, non credo che funzionerà per lui come accadde per Schröder nel 2003, semplicemente per il fatto che non gode della stessa popolarità del suo predecessore. Non riscuote nessuna simpatia tra la gente, nemmeno tra coloro che potrebbero condividere la sua posizione sugli armamenti all’Ucraina.
Allo stesso tempo, Scholz punta a sfruttare quel senso di disagio che serpeggia tra la popolazione nei confronti della guerra, ed è qualcosa di cui gli alleati della Germania, e gli avversari di Scholz all’estero, farebbero bene a tener conto. I sondaggi rivelano che solo una risicata maggioranza dell’elettorato tedesco è a favore dell’invio di armi. Scholz non si fa scrupolo di adottare una posizione smaccatamente populista facendo leva sul senso di terrore strisciante che i tedeschi nutrono nei confronti della Russia.
Ricordo un’osservazione di Frank-Walter Steinmeier, il presidente tedesco. Quando era ministro degli esteri, disse che i tedeschi non avrebbero mai più, e per nessuna ragione, combattuto contro i russi. E quella è stata la linea rossa dell’ultimo decennio.
La tesi di Scholz è che l’invio di truppe di terra porterebbe a un’escalation inevitabile. Lo spettro di Donald Trump incombe minaccioso. Senza l’ombrello nucleare di Donald Trump, la Germania si ritrova con un grosso problema strategico. Considerazione, questa, che ha spinto Scholz alla conclusione che la Germania non è in grado di affrontare una guerra contro la Russia.
Macron, invece, vorrebbe mantenere più opzioni aperte. L’ambiguità strategica fa parte della guerra. A differenza di Scholz, almeno Macron sembra aver riflettuto attentamente sulle scelte strategiche. Non escludo che Macron sia perfettamente consapevole delle sue azioni e che voglia, di proposito, rischiare una rottura con Berlino. Francia e Germania sono ormai alleati assai poco affidabili.
Come conseguenza del dietrofront di Scholz, si profila un riallineamento nella sicurezza europea, con una più stretta collaborazione tra Regno Unito e Francia. L’azzardo di Scholz provocherà danni sia all’Unione europea che alla Nato, e indebolirà il ruolo della Germania in entrambe, dopo aver già eroso i rapporti franco-tedeschi. Da parecchio tempo ormai i due paesi si sono allontanati strategicamente, per esempio sulla questione energetica. Nel marzo del 2022, Scholz fece il suo unico discorso memorabile quando dichiarò l’inizio di una nuova era. È stata questa la rivoluzione colorata della Germania, la "primavera di Berlino”, durante la quale Scholz aveva tentato di ancorare saldamente la Germania all’alleanza atlantica. Ma, a quanto pare, è già tutto finito.

(Traduzione di Rita Baldassarre)

German Chancellor Olaf Scholz holds a joint press conference with Thai Prime Minister Srettha Thavisin, not pictured, at the Federal Chancellery in Berlin, Germany, Wednesday March 13, 2024. (Hannes P. Albert/dpa via AP)
Olaf Scholz

14 mar 2024 | 11:49

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