Commentary on Political Economy

Sunday 25 February 2024

 

Noi e i padroni della Rete (che condizionano democrazia e libertà) | Aldo Cazzullo

desc img
Ascolta l'articolo
6 min
i

Quando Cristoforo Colombo scoprì un mondo nuovo, i reali di Spagna stracciarono il contratto stipulato con lui, e si presero tutto. Anche nel nostro tempo è stato scoperto un mondo nuovo: ma i nuovi esploratori hanno privatizzato le ricchezze e trasformato gli abitanti in sudditi, condizionando pesantemente la politica e l’informazione

Quando Cristoforo Colombo partì per arrivare alle Indie e scoprire nuove terre e nuovi popoli, stipulò un contratto con i reali di Spagna. Sarebbe diventato viceré delle terre emerse e ammiraglio del mare Oceano, avrebbe trasmesso il titolo ai discendenti, avrebbe incassato una ricca parte degli utili della spedizione. Isabella e Ferdinando gli dissero in sostanza: ma sì, vai tranquillo, sarà tutto tuo, o quasi. In quel momento stavano puntando una fiche su uno dei tanti tavoli di un mondo che stava accelerando e ingrandendosi. Ma quando si iniziò a capire che Colombo aveva scoperto davvero un mondo nuovo, i reali di Spagna si dissero: cosa vuole questo avventuriero, per giunta italiano? Così lo misero in catene, e si presero tutto.
I conquistadores della generazione successiva, Hernán Cortés e Francisco Pizarro, si impadronirono di imperi; ma per conto della Spagna, non a titolo personale. Certo, era il tempo dell’assolutismo, e ancora due secoli dopo il Re Sole poteva dire: lo Stato sono io. Ma poi i borghesi fecero la rivoluzione, e tornarono le repubbliche: res publica, la cosa pubblica; lo Stato siamo noi.

Anche nel nostro tempo è stato scoperto un mondo nuovo. Ma è come se Cristoforo Colombo se lo fosse tenuto per sé e i suoi discendenti. Privatizzando le ricchezze, e trasformando gli abitanti in sudditi. Prima venne Bill Gates, monopolista del software con cui funzionavano tutti i computer. Poi Steve Jobs, pioniere dello smart-phone, il telefonino intelligente. Quindi Bezos, il re del commercio elettronico, e Zuckerberg, il padrone dei social media. Oggi Elon Musk capeggia la nuova generazione di conquistadores — da Sam Altman a Jensen Huang —, quella protesa verso l’intelligenza artificiale, i cyborg, lo spazio. Post-umani che possono anche lasciare che la specie umana come la conosciamo si autodistrugga, perché loro vivranno altrove, preferibilmente per sempre.

Musk ha annunciato da poco di aver installato un microchip nel cervello, che consente di dare ordini a un computer. Ma perché non dovrebbe avvenire il contrario? Perché non potrebbe essere un computer a dare ordini a noi? Musk vuole costruire cyborg, che avranno come cervello un computer e come memoria la rete: saranno più intelligenti di noi, sapranno molte più cose di noi. Il mix tra clonazione e intelligenza artificiale ci sta portando nell’era della riproducibilità tecnica della vita. Un miliardario che si clonasse e riuscisse a salvare il proprio cervello, o comunque i propri ricordi e la propria coscienza, potrebbe in teoria vivere per sempre. Fantascienza? Certo. Come avrebbe risposto nostro nonno se gli avessimo detto che suo figlio avrebbe portato il telefono in tasca, e suo nipote l’avrebbe usato per connettersi con chiunque?

Ma anche senza attendere il dopodomani, già ora i padroni della Rete condizionano pesantemente la politica e l’informazione, insomma la democrazia e la libertà. Non soltanto Musk può aiutare la rielezione di Trump; soprattutto, Musk è molto più potente di Trump e di Biden. Trump e Biden passano; lui resta. Il presidente americano viene eletto a inizio novembre, si insedia a fine gennaio, e un anno dopo è già in campagna elettorale per il voto di mid-term, che quasi certamente perderà; e in ogni caso avrà bisogno dei padroni della Rete. Che vincono sempre.

Certo, hanno creato opportunità e ricchezza. Ma è incommensurabile anche la ricchezza che hanno distrutto. Il piccolo commercio non può reggere la concorrenza del commercio elettronico. Gli editori tradizionali faticano con i padroni della Rete, che saccheggiano il materiale altrui, rastrellano la pubblicità e non pagano le tasse se non simbolicamente (quando capiremo che una delle grandi questioni del nostro tempo è l’evasione dei grandi capitali, mentre il fisco si accanisce sul ceto medio impoverito, sarà sempre troppo tardi). Quanti impiegati delle banche, delle assicurazioni, delle aziende private, financo della pubblica amministrazione perderanno il posto e lo stipendio a causa dell’intelligenza artificiale? Camperanno tutti di reddito di cittadinanza? E chi lo paga?

La quantità immensa di ricchezza che i padroni della Rete hanno creato e tenuto per sé spalanca orizzonti in cui pochissime persone possono diventare davvero padrone del mondo. Dei beni, e delle anime. Dei corpi, e delle coscienze. Già adesso molte, anche in Occidente, sono asservite agli autocrati, che i padroni della Rete sembrano preferire ai leader democratici.

Che cosa possono e debbono fare le democrazie per salvarsi? Nessuno vuole vedere Zuckerberg o Musk in catene come Cristoforo Colombo. Nessuno pensa che Meta o X possano diventare pubbliche. Ma i social sono ormai le nuove piazze. Chi va in piazza ci va con il proprio nome e il proprio volto, magari a prendere manganellate. Sui social invece ci si può andare con un’identità falsa o rubata, a commettere reati come le minacce, la diffamazione, l’istigazione al suicidio. Gli editori tradizionali sono responsabili di quello che pubblicano; i padroni della Rete, no. Ma l’intelligenza artificiale apre scenari ancora più inquietanti.

I signori della rivoluzione digitale e biotecnologica saranno anche i signori della vita. Certo, non sono tutti uguali. Neppure i conquistadores lo erano. Cortés e Pizarro erano cugini di secondo grado, ma Cortés era un uomo del Rinascimento, educato da precettori umanisti; Pizarro era un figlio illegittimo, sapeva scrivere solo il proprio nome e non aveva mai letto un libro in vita sua (e lì stiamo tornando); entrambi però commisero gli stessi massacri. Gates compra i manoscritti di Leonardo e vagheggia di sradicare la malaria, Musk impone ai figli nomi da algoritmo e si proclama imperatore di Marte. Ognuno ha i suoi campioni. Non si tratta di fermarli, ma di imporre regole. Di sapere cosa stanno facendo e dove intendono portarci. I controlli finora sono stati troppo blandi e troppo benevoli. Su questo pianeta, almeno per il momento, ci siamo anche noi comuni mortali. E avremmo diritto a un salario dignitoso, a una prospettiva, a un destino.

23 febbraio 2024, 21:31 - modifica il 23 febbraio 2024 | 23:29

© RIPRODUZIONE RISERVATA

No comments:

Post a Comment